L’infertilità maschile è un problema medico che può essere particolarmente debilitante, sotto il profilo psicologico, per gli uomini e le loro famiglie. È una condizione in cui un uomo non è in grado di concepire un bambino con la sua compagna dopo un anno di rapporti sessuali non protetti.
Ci sono molte cause di infertilità maschile, ma non tutte sono ben comprese. Questo articolo esplorerà le cause, i sintomi e i trattamenti dell’infertilità maschile per aiutare le persone ad affrontare questo problema in modo efficace.
Gli argomenti trattati sono:
Per alterazioni della fertilità maschile o infertilità maschile si intende l’incapacità di ottenere una gravidanza dopo almeno 12 mesi di rapporti non protetti, con una partner nella quale siano state escluse cause di infertilità di vario genere. Talvolta la mancata fertilità è un problema di coppia, cioè ci può essere una non compatibilità fra spermatozoi e ovuli all’interno della coppia, per esempio per cause di tipo immunitario. Tuttavia si devono assolutamente ricercare fattori e cause individuali, che possano portare ad una alterata fertilità.
Da un punto di vista epidemiologico, l’infertilità interessa dal 15 al 20% di tutte le coppie. All’interno delle coppie infertili, le forme di origine maschile rispetto a quelle di origine femminile variano anche in maniera significativa a seconda delle aree geografiche (le prime incidono dal 30 al 50% a seconda dei vari studi). Questa variazione può dipendere dall’alimentazione, da eventuali fattori inquinanti, da promiscuità e stili di vita diversi, nonché da fattori socio-economici.
Classificazione. Possiamo distinguere alterazioni della fertilità maschile da:
In particolare vorrei stressare l’importanza delle cosiddette cause tossiche che sembrano essere in gran parte la causa dell’aumentata infertilità maschile che sembra essere ormai un dato di fatto nel mondo occidentale. Fra queste metterei in un certo senso anche l’obesità, da considerare una vera e propria malattia sociale (parlo di obesità gravi da considerare delle vere e proprie sindromi metaboliche in cui spesso vi è una resistenza vera e propria all’insulina).
Nel prosieguo di questo articolo, cercheremo di trattare le varie causa di alterata fertilita’ maschile, indicando anche delle linee di trattamento. Vorremmo aggiungere che comunque in un elevato numero di alterazioni della fertilita’ maschile non si riesce a trovare una causa precisa.
Riportiamo la Classificazione proposta dalle Linee Guida Europee della Società Europea di Urologia (EAU) del 2020: La fertilità maschile può essere compromessa come risultato di:
Ricordo, come detto in precedenza (ma vale la pena di sottolinearlo), che nel 30-40% dei casi si ha una infertilità maschile idiopatica, cioè non si trovano cause che spieghino le alterazioni dello sperma riscontrate.
Questi uomini si presentano senza patologie degne di nota e sono normali alla visita e ai test genetici, endocrini e di laboratorio, sebbene il loro Spermiogramma riveli dei dati patologici (v. dopo). Vi sono poi dei casi di alterata fertilità maschile di origine sconosciuta, che hanno uno Spermiogramma normale! In questi casi si ritiene di una certa rilevanza l’inquinamento e la presenza di fattori ossidanti in grande quantità, con un conseguente danno al DNA cromosomiale delle cellule spermatiche (sperm DNA fragmentation). Si parla anche in certi casi di anomalie epigenetiche. Un altro fattore di compromessa fertilità maschile può essere rappresentato da età paterna avanzata.
Gli esami da eseguire in caso di difficoltà di concepimento e di sospetta alterata fertilità maschile, sono:
Nell’anamnesi bisogna escludere:
Negli uomini affetti da ridotta fertilità si possono trovare:
Di fronte ad una coppia infertile si consiglia comunque di esaminare entrambi i partners contemporaneamente. Nel caso del maschio ricercare sempre eventuali anomalie urogenitali. Reperti tipici di un paziente con sospetta alterata funzione testicolare includono:
Questo capitolo rappresenta la base di ogni nostro futuro ragionamento. Infatti solo una valutazione corretta dello Spermiogramma può darci un’attendibile chiave interpretativa circa le cause (e il trattamento possibile) dell’infertilità maschile.
Le Linee Guida del WHO (World Health Organization) sono basate sui cosiddetti percentili calcolati su un gruppo (esteso) di uomini che hanno avuto figli, in una finestra temporale di un anno. Il limite inferiore accettabile per definire un ambito di normalità rappresenta il quinto percentile di questo gruppo. Facciamo un esempio: la concentrazione degli spermatozoi (10 alla 6° per ml) varia da 15 nel 5% dei soggetti normali a 41 nel 25° percentile e fino a 73 nel 50° percentile e così via. Il quinto percentile, per ogni parametro preso in considerazione nella spermiogramma, rappresenta il limite minimo al di sotto del quale il dato è da considerarsi patologico. E’ possibile approfondire su “The World Health Organization (WHO) guidelines on sperm analysis”.
Per l’esecuzione della spermiogramma, che consente l’analisi del liquido seminale, il paziente viene invitato ad astenersi da un rapporto da 3 a 5 giorni. La raccolta è più attendibile se fatta direttamente in laboratorio.
Parlare di infertilità maschile e analisi del liquido seminale implica considerare i parametri macroscopici, cioè quelli visibili ad occhio nudo.
Lo sperma è composto, oltre che da spermatozoi, da fluidi di provenienza testicolare, prostatica e dalle vescicole seminali. Una eiaculazione normale è formata da una quantità di liquido spermatico da 1.5 a 6 ml. Vi è mancata emissione di sperma, cioè assenza di sperma, quando vi sono neuropatie periferiche (danno dei plessi nervosi che sono alla base dell’emissione), come ad esempio nel diabete grave e scompensato; oppure se vi una denervazione dei muscoli striati del piano perineale, che sostengono la dinamica eiaculatoria, come nelle lesioni neurologiche periferiche (es traumi della parte bassa del midollo spinale o della cauda equina). Oppure si può avere assenza di sperma, anche in caso di impiego di farmaci alfa-bloccanti, come avviene in molti pazienti affetti da ipertrofia prostatica benigna (farmaci come tamsulosina e silodosina). In questi casi si ha eiaculazione retrograda oppure scarsa o nulla emissione esterna: la fertilità maschile è quindi compromessa.
Si ha poco liquido seminale (Ipoposia – inferiore a 1,5 ml) per incorretta astinenza oppure per invecchiamento, o per fattori costituzionali. Il pH (misurazione dell’acidità) dovrebbe essere fra 7 e 8. Un pH inferiore a 7 può indicare una sub-ostruzione dei dotti eiaculatori, mentre se è superiore a 8 può indicare ipogonadismo o infiammazione. Un colore rosso vivo o rosso scuro si può avere in caso di processi infiammatori o di tumori e si parla di emospermia. L’emospermia richiede degli ulteriori accertamenti specialistici, anche se in genere rappresenta una condizione benigna.
Al momento dell’eiaculazione lo sperma è gelatinoso e poi si liquefa entro 30 minuti circa dall’eiaculazione. Una ritardata liquefazione può essere espressione di una alterazione della prostata o delle vescicole seminali. Una alterata viscosità può compromettere la durata della vita degli spermatozoi e la loro mobilità. Uno sperma molto liquido può esprimere una ridotta fertilità maschile e, in casi particolari, lo si può avere a 45 e a 50 anni. Cioè può darci indicazioni sulle condizioni della fertilità o infertilità di un soggetto a 45 e a 50 anni. In questi casi non raramente l’eiaculazione è ridotta, come volume, cioè vi è poco liquido seminale e vi è anche una difficoltà a concepire.
I principali fattori di cui tener conto ad un esame macroscopico dello sperma sono:
Nella ricerca di possibili alterazioni dello sperma responsabili di infertilità maschile, si valuta il numero, la mobilità e la morfologia degli spermatozoi (col microscopio), esaminando il liquido seminale, durante l’esecuzione di uno spermiogramma. Lo sperma viene centrifugato a 3000 giri per circa 15 minuti, si fanno poi delle colorazioni e quindi viene esaminato al microscopio. La concentrazione degli spermatozoi, cioè il numero, è il primo parametro da valutare. I soggetti normali hanno più di 15 milioni di spermatozoi per millilitro (il quinto percentile è appunto 15 milioni). Uno spermiogramma normale dovrebbe rilevare più di 39 milioni nell’intero eiaculato (quinto percentile). Al di sotto di questi valori si ha una ipotesi diagnostica di infertilità maschile.
Quando il numero degli spermatozoi è al di sotto della soglia minima si parla di Oligospermia o Oligozoospermia. Molti oligospermici hanno una concentrazione di spermatozoi al di sotto dei 5-10 milioni per ml.
Questo fatto si può riscontrare per una ostruzione anche parziale del tratto genitale, nell’uso di droghe o di farmaci, soprattutto se prolungato, in fattori tossici di vario tipo o anche in fattori genetici. Anche una eccessiva esposizione al caldo può dare Oligospermia. È chiaro che in presenza di una Oligospermia si avrà una difficoltà a concepire. Difficoltà a concepire tanto maggiore, quanto è più ridotto è il numero degli spermatozoi. Vedremo però in seguito come spesso il ridotto numero di spermatozoi si associa a scarsa mobilità e ad alterazioni della morfologia. Si parla in questi casi di Oligo-Asteno-Teratospermia (OAT).
Con Azoospermia si intende invece l’assenza di spermatozoi. Si distingue una Azoospermia secretiva (ipogonadismo, cause genetiche o fattori tossici – esempio chemioterapia) e una Azoospermia ostruttiva, per ostruzione nel trasporto del liquido spermatico (ad esempio per una ostruzione dei deferenti in un punto del loro percorso o dei dotti eiaculatori – ostruzione che si può avere per cause genetiche che danno agenesia, oppure per cause infettive gravi). E’ chiaro che una azoospermia, soprattutto secretiva, determinando l’assenza di spermatozoi, compromette gravemente il raggiungimento di una gravidanza, fino a renderla impossibile causando, quindi, infertilità maschile.
La mobilità è fondamentale per riuscire a fecondare l’ovulo femminile. La mobilità si distingue in progressiva e non progressiva. Quella importante è la mobilità progressiva, cioè la capacità di avanzare rapidamente in avanti. La mobilità progressiva deve essere almeno del 32% (quinto percentile) e la mobilità totale almeno del 40%. Per mobilità totale si intende mobilità progressiva + non progressiva.
La mobilità andrebbe valutata entro un’ora dalla raccolta del campione. La ridotta mobilità viene nominata Astenozoospermia (Astenospermia). In genere la svariate cause che sono alla base della infertilità maschile provocano OAT. In particolare l’Astenozoospermia può essere espressione della presenza di anticorpi anti-spermatozoi (auto-anticorpi). Gli spermatozoi immobili non dovrebbero essere più del 22%. Se il numero degli spermatozoi immobili è molto alta, si può fare il test di Vitalità (valore normale almeno 58%).
La forma e la grandezza degli spermatozoi sono misurate al microscopio, in una preparazione con opportune colorazioni. È importante che la morfologia nemaspermica sia entro i parametri normali. Negli uomini fertili è stato stabilito un valore normale di almeno il 4% (quinto percentile). Probabilmente questo valore è meno stringente nelle fertilizzazioni in vitro. Se i valori sono al di sotto del 4% si parla di Teratozoospermia o Teratospermia.
Anche in soggetti normalmente fertili, si hanno risultati di spermatozoi anomali, cioè forme atipiche nello spermiogramma. È quindi chiaro che spesso sono necessari test più complessi del semplice spermiogramma, soprattutto nei maschi con infertilità maschile non spiegabile. In questi casi può essere danneggiato il DNA degli spermatozoi. Spesso si consiglia di effettuare più di uno spermiogramma soprattutto se vi sono spermatozoi anomali o se si hanno alterazioni della viscosità o dell’agglutinazione o se vi è poco liquido seminale.
Vi può essere infertilità maschile in presenza di una o più delle seguenti condizioni:
Tutte le cause di ridotta o compromessa fertilità maschile elencate all’inizio di questa trattazione possono dare OAT di vario grado, oppure separatamente Oligo, Asteno o Teratozoospermia.
È evidente che in presenza di OAT si avrà difficoltà a concepire, anche se questa difficoltà dipenderà dal grado di OAT. Su questa possono agire Integratori di vario tipo. In presenza di spermiogramma alterato si consiglia comunque di ripetere, magari dopo un ciclo di Integratori, la misurazione dello spermiogramma, eventualmente anche cambiando anche Laboratorio.
Nell’eiaculato vi possono essere cellule germinali immature, soprattutto negli Oligozoospermici. La presenza dei globuli rossi, oltre un certo limite, è espressione della cosiddetta Emospermia, di solito dovuta ad affezioni benigne, anche se necessita di esami di approfondimento.
Più attenzione merita, invece la presenza di Leucociti alti. La presenza nel liquido seminale può essere considerata normale entro certi limiti. Ma una concentrazione al di sopra di un milione per millilitro è considerata patologica. Si parla in questi casi di Leucocitospermia, che in genere indica una infezione del tratto seminale (a carico di epididimi, vescicole seminali e/o prostata). In questi casi è importante eseguire una spermiocultura, con eventuale antibiogramma.
Una infezione cronica del tratto seminale può determinare infertilità maschile. In questi casi si ritiene opportuna una adeguata terapia antibiotica. Infatti l’eccessiva presenza di leucociti può essere nociva per gli spermatozoi, a causa della produzione di agenti ossidanti (ROS) e di citochine citotossiche (si tratta di molecole proteiche prodotte dai leucociti, che hanno azione tossica sulle altre cellule). Tuttavia vi sono dei soggetti normali, che non hanno problemi di infertilità maschile, che hanno un certo grado di leucocitospermia. Così come di fronte ad una spermiocultura positiva, soprattutto se persistente, bisogna valutarne il significato clinico, visitando accuratamente il paziente e valutando ogni altro parametro clinico e calibrando l’uso di antibiotici (evitarne l’abuso).
Per completare le analisi spermatiche ai fini della ricerca di possibili cause di infertilità maschile è possibile sottoporsi ai test di funzione spermatica, detti anche test spermatici funzionali.
La capacitazione è una serie di modifiche biochimiche e cellulari cui vanno incontro gli spermatozoi per poter fecondare l’ovulo. Il significato clinico di questo test rimane non del tutto chiarito.
Un danno del DNA può essere correlato ad una oligo asteno teratozoospermia. La fertilizzazione avviene nei mammiferi, se vi è una diretta interazione fra spermatozoo e ovocita, con unione dei genomi (cromosomi) del maschio e della femmina. Un certo danno al DNA degli spermatozoi è normale, ma negli infertili questo danno è maggiore. Si parla anche di frammentazione del DNA del liquido seminale. I test (diretti e indiretti) per la determinazione un danno al DNA degli spermatozoi (che costituisce il materiale genetico degli stessi) vanno oltre lo scopo di questo articolo. Comunque un danno (o frammentazione) del DNA degli spermatozoi può compromettere perfino la fertilizzazione in vitro.
Rappresenta una delle principali cause di infertilità maschile. Con questo termine si intende la completa assenza di spermatozoi nell’eiaculato anche dopo centrifugazione. L’azoospermia deve essere distinta dall’aspermia o assenza di sperma o mancata emissione del liquido seminale, che è tutta un’altra cosa come si deduce dal paragrafo sui parametri macroscopici del liquido seminale.
Invece una oligospermia severa si ha quando il numero di spermatozoi è inferiore a 5 milioni/ml. Circa il 15% delle coppie sono infertili. Un fattore maschile isolato, una causa di infertilità maschile, è presente in circa il 20-30% di questi casi, mentre in un altro 20-30% vi è associazione fra fattori maschili e femminili.
La prevalenza di Azoospermia è di circa il 1% nella popolazione generale maschile e del 10-15% fra i maschi infertili.
Classicamente l’Azoospermia è divisa in 2 grandi gruppi:
Diciamo subito che la prognosi è più favorevole nei casi di Azoospermia ostruttiva (come è facilmente intuibile, poiché in questi casi la funzione testicolare è conservata).
All’interno dell’infertilità maschile imputabile ad azoospermia, quella ostruttiva presenta la prognosi più favorevole. In particolare, l’ostruzione può essere localizzata:
La terapia della infertilità maschile da azoospermia ostruttiva prevede, quando possibile, la ricanalizzazione del tratto seminale, con recupero della fertilità spontanea. La ricanalizzazione può avvenire, a seconda dei casi, con tecniche di microchirurgia o con interventi endoscopici (ad esempio resezione endoscopica di cisti prostatiche ostruenti). Quando la ricanalizzazione non è fattibile sono indicati recupero degli spermatozoi e poi FIVET o ICSI: i costi della fecondazione assistita variano in funzione della tipologia scelta.
Alterazioni del cariotipo (genetiche) sono riconoscibili in circa il 10-15% dei casi. Ad esempio la sindrome di Klinefelter, nella quale è presente un cromosoma X in sovrannumero. Non è una condizione rara: in questi casi il maschio presenta testicoli piccoli e di consistenza aumentata, azoospermia, ginecomastia e alti livelli di gonadotropine FSH e LH (ormoni ipofisari, riscontrabili attraverso il dosaggio ormonale). Il solo trattamento possibile è l’estrazione degli spermatozoi dai testicoli per via chirurgica (TESE), seguita dall’iniezione degli spermatozoi all’interno dell’ovulo (ICSI). Un’altra possibile causa di azoospermia secretoria (o azoospermia secretiva) e quindi di infertilità maschile, è rappresentata da microdelezioni (lesioni) del cromosoma Y (5-7% dei casi dei pazienti azoospermici).
Esposizione a droghe, radiazioni e sostanze tossiche: la chemioterapia, ad esempio, con differenze fra l’uno e l’altro farmaco può dare infertilità maschile nella forma di azoospermia, con ovvio aumento del FSH ematico. Azoospermia che non raramente è reversibile, dopo mesi o anni dal trattamento chemioterapico.
FSH e LH sono i 2 ormoni prodotti dall’ipofisi che stimolano la funzione testicolare (il primo la Spermatogenesi, il secondo la secrezione di testosterone), i quali aumentano nei casi di azoospermia secretiva, in quanto la mancata risposta del tessuto testicolare ne provoca l’aumento. Gli esami ormonali maschili fanno parte, del resto, del normale percorso diagnostico di un uomo con fertilità ridotta. Oltre alla chemioterapia, le varie forme di terapia radiante possono dare azoospermia. Di solito comunque i testicoli vengono ovviamente protetti, con particolari schermi, durante la Radioterapia. Anche l’abuso di droghe o l’esposizione a fattori tossici (anche professionale) può dare azoospermia e infertilità.
A parte i rari casi in cui l’infertilità maschile dipende da ipogonadismo ipogonadotropo e in cui si può tentare una terapia con Gonadotropine (+/- GnRh), l’unica possibilità di trattamento consiste nel prelievo (chirurgico) di spermatozoi dal tessuto testicolare e poi in tecniche di riproduzione assistita (tipo ICSI).
Come visto, nei casi di azoospermia ostruttiva il prelievo di spermatozoi è piuttosto semplice in quanto la spermatogenesi è normale e può essere effettuato per via percutanea o con piccole incisioni (MESA, TESA).
Nei casi di azoospermia secretiva o secretoria (non ostruttiva) il prelievo è, invece, molto complesso e può essere effettuato con tecniche di microchirurgia (TESE). Dopo aver recuperato gli spermatozoi, si fa un tentativo di inoculazione degli stessi dentro l’ovulo femminile (FIVET o ICSI). I risultati di queste tecniche di fertilizzazione in vitro sono variabili, a seconda della situazione clinica e delle tecniche impiegate. Ovviamente migliori nella Azoospermia ostruttiva che in quella secretiva.
Esistono diversi integratori per la fertilità, che devono essere usati, almeno per 3 mesi, ricontrollando poi lo spermiogramma. In questi casi si può cercare di aumentare la quantità di sperma (utile in questo caso si ritiene essere la Maca peruviana altamente titolata), migliorandone anche la qualità. Non è detto che sempre si riesca ad aumentare la produzione di sperma ma, quello che conta è la qualità dello stesso ai fini riproduttivi. Aumentare il liquido seminale può invece migliorare la performance sessuale, migliorando la sensazione orgasmica.
I principi attivi che possono contribuire a migliorare la qualità del liquido spermatico sono:
Sono pochi studi controllati circa l’efficacia dei rimedi naturali per il varicocele, o in generale, per i casi di infertilità maschile dovute a varicocele, tuttavia l’effetto benefico sembra esserci.
Il Criptorchidismo è la più comune anomalia dei genitali esterni dei neonati maschi. Alla base vi può essere un difetto del testicolo stesso, oppure una carenza di gonadotropine materne. Presente in circa il 3% dei neonati, il 10% è bilaterale. Spesso i testicoli discendono spontaneamente fino ad un anno di età, quando la prevalenza di criptorchidismo è intorno all’1%.
Solitamente il testicolo non disceso si trova a livello del canale inguinale esterno e può essere palpabile. Quando è più interno non è più palpabile. A volte il testicolo è retrattile e può essere posizionato nella giusta posizione. Si può avere ridotta fertilità maschile in caso di criptorchidismo bilaterale. Aumentato anche il rischio di tumore.
Il trattamento del criptorchidismo va iniziato precocemente, con l’uso di gonadotropine corioniche umane oppure con l’uso di Analoghi GnRH, attorno ad un anno di età, per qualche mese. In caso di insuccesso della terapia medica, si ricorrerà all’intervento chirurgico di riposizionamento del testicolo nella sacca scrotale, da fare il prima possibile.
La torsione testicolare e i tumori del testicolo rappresentano altre possibili cause di infertilità maschile. Il riscontro di un testicolo mobile nell’adolescenza, richiede la fissazione chirurgica, per prevenire la torsione. Quindi, se un giovane ha degli episodi dolorosi a livello di uno o entrambi i testicoli, è importante chiedere il parere di uno specialista.
Si tratta della più comune alterazione cromosomiale sessuale, presente in circa 1 su quasi 700 neonati maschi. E consiste nell’aggiunta di un cromosoma X, per cui in questi soggetti si ha un cariotipo XXY. Pertanto il cariotipo è 47, XXY. Il cariotipo può essere analizzato nel sangue periferico.
Gli aspetti più comuni sono rappresentati da testicoli piccoli, ipogonadismo ipergonadotropo (cioè testosterone ridotto – basso testosterone influenza la fertilità dell’uomo – e FSH e LH aumentati), ginecomastia e azoospermia. Anche i caratteri sessuali secondari possono essere ridotti (es. peli facciali e pubici). Possono, perché in questi pazienti l’espressione delle varie anomalie descritte può essere anche parziale. Vi possono essere anche problemi comportamentali e psichici. Vi è ovviamente azoospermia e infertilità maschile. Ma vi può essere solo oligospermia e anche una certa fertilità residua.
Secondo alcuni autori, tuttavia, una buona percentuale di pazienti con sindrome di Klinefelter non è sterile o ha solo una fertilità maschile ridotta. In questi casi si può fare un tentativo per aumentare il liquido seminale naturalmente, cercando di migliorare non solo la quantità di sperma, ma anche la sua qualità con una riduzione della OAT.
L’uso di Integratori per la fertilità maschile prevede una svariata gamma di principi naturali, utili per aumentare e migliorare il liquido seminale. Con le tecniche di fecondazione assistita (es. ICSI), alcuni uomini 47,XXY possono avere una discreta probabilità di avere figli. La somministrazione di testosterone può migliorare i caratteri sessuali secondari e l ‘aspetto corporeo, ma non la fertilità o la ipotrofia testicolare.
Esse sono: le translocazioni cromosomiali, le microdelezioni del cromosoma Y, le delezioni o duplicazioni del gene CFTR. Anche la Sindrome di Prader-Willi appartiene a questo gruppo. La descrizione particolareggiata delle aberrazioni cromosomiche strutturali va oltre lo scopo di questo capitolo. Diciamo solo che queste alterazioni cromosomiche possono interessare sia i cromosomi sessuali (XY), che gli altri (autosomici). Queste aberrazioni possono compromettere seriamente la spermatogenesi, causando severa oligozoospermia o azoospermia. Si può naturalmente avere anche teratospermia, con molte forme atipiche nello spermiogramma; così come riduzione della mobilità (astenozoospermia). Anche la vita e la vitalità degli spermatozoi può essere compromessa.
È opportuno ricordare che l’infertilità maschile si distingue dalla sterilità, essendo la prima una condizione potenzialmente transitoria, una volta che i fattori causali vengano rimossi (ad es. la correzione di fattori metabolici, oppure il trattamento di determinate patologie o l’astensione da particolari tossici/inquinanti). Anche l’impiego di sostanze naturali, date come integratori (per un periodo di almeno 3 mesi) può contribuire a migliorare la qualità del liquido spermatico e ad aumentare la quantità di sperma. Una cosa è certa: la qualità del liquido spermatico negli ultimi 20 anni si è progressivamente ridotta, tanto che oggi vengono considerati normali dei valori che prima erano considerati patologici.
L’Obesità si ritiene abbia un importante effetto negativo sulla fertilita’ maschile. Per precisione si consiglia di esprimere l’obesità come BMI (Body Mass Index), anche per usare una dizione ed una valutazione comune per tutti. È chiaro come negli obesi vi è una sproporzione fra introito calorico e consumo energetico, fra l’altro non sempre chiaramente comprensibile (o meglio, non sempre quantificabile con esattezza). E’ comunque certo che in questi soggetti viene persa la costante regolazione fra massa magra e grasso, per una serie di fattori, fra cui la resistenza all’insulina sembra avere un ruolo preponderante.
La relazione tra diabete e infertilità maschile è piuttosto significativa. È infatti indubbio che i maschi obesi hanno, in una elevata percentuale, una condizione di ridotta fertilita’. Vi è cioè una cattiva qualità dello sperma, non raramente unita all’emissione di poco liquido seminale.
Rimanendo alla dieta, sembra ormai certo che l’assunzione di grassi Omega 3 poli-insaturi (grassi contenuti essenzialmente nel pesce azzurro) favorisce la giusta maturazione degli spermatozoi, mentre una dieta ricca di grassi animali in genere (grassi saturi) è un fattore potenzialmente negativo per quanto riguarda la normale maturazione degli spermatozoi. In realtà in questi casi possono intervenire fattori diversi come l’uso di droghe, il fumo, la vita sedentaria, fattori inquinanti, nonché predisposizione genetica.
Nell’obesità può essere presente una condizione di ipogonadismo ipogonadotropo (anche lieve) e in questi casi, può essere utile l’impiego di anti-estrogeni (con aumento delle gonadotropine e del testosterone intratesticolare), in quanto negli obesi si può avere un aumentata produzione di estrogeni per azione dell’Aromatasi, che avviene nel tessuto adiposo (l’Aromatasi è un enzima che converte il testosterone in estrogeni).
Oltre al bilancio energetico/calorico, ben noto, fra calorie introdotte e consumo fisico, ottenuto con la dieta e con l’attività fisica, ci sono delle altre considerazioni da fare, cui accenneremo brevemente. Nell’obesità grave vi sono senza dubbio dei fattori genetici (o meglio epigenetici) che incidono nel metabolismo dei grassi e del glucosio, così come sembra esserci una resistenza all’insulina.
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che facilità l’ingresso e l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule dell’organismo. Se questo meccanismo è deficitario, si ha un eccesso di insulina, un eccesso di glucosio e una aumentata produzione di grasso (all’interno degli adipociti), in cui viene convertito il glucosio in eccesso.
L’ultima considerazione da fare è il possibile impiego della Metformina (off-label – soprattutto quella a lento rilascio) nel trattamento della grave obesità, anche in assenza di diabete. La Metformina favorisce infatti l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule dell’organismo, migliorando quindi l’azione dell’insulina. Altri suggerimenti terapeutici sono l’utilizzo di sostanze come particolari polisaccaridi, che aumentano il transito intestinale e riducono l’assorbimento di grassi, colesterolo e glucosio.
L’infertilità maschile o la ridotta fertilita’ maschile dovuta a infezioni delle vie seminali è dovuta all’infiammazione del tratto urogenitale di origine infettiva e può essere curabile e reversibile. Bisogna distinguere l’infezione dalla infiammazione, in quanto non tutte le infezioni danno dei quadri infiammatori rilevanti; e non tutte le infiammazioni sono di origine infettiva. Basta pensare, ad esempio, alle batteriurie asintomatiche (così frequenti nella donna anziana) che non danno sintomi di alcun tipo oppure alle infiammazioni di origine auto-immune o come esito di malattie infettive ormai guarite, in cui il processo infiammatorio è disgiunto dalla componente infettiva.
Pertanto, in questo paragrafo, trattiamo di infezioni delle vie seminali, tenendo presente che, di fronte ad un paziente di questo tipo, dobbiamo sempre valutare se l’infezione è clinicamente rilevante oppure no. Da questa valutazione infatti dipende il trattamento antibiotico eventuale, con tutte le conseguenze del caso. Ad esempio quelle derivanti dall’abuso di antibiotici nei casi di batteriuria asintomatica o nei casi di persistente presenza di germi nel liquido spermatico, senza una particolare valenza clinica.
Dunque, parliamo di infezione delle vie seminali quando troviamo una concentrazione di leucociti nello sperma superiore a 1 milione/ml, mentre una concentrazione di colonie batteriche superiore a 1000 col/ml è significativa per parlare di batterio-spermia. Le infezioni delle vie seminali sono rappresentate essenzialmente dalle orchi-epididimiti e dalle prostatiti.
Le prime consistono in infiammazioni di origine infettiva (in genere batterica, più che virale) a carico soprattutto degli epididimi (il tessuto testicolare è in genere meno coinvolto) e l’alterata infertilità maschile sembra dovuta in gran parte a fattori ostruttivi, con ridotto o impedito passaggio di sperma lungo il deferente. L’epididimo è formato da una sottilissima rete di microtubuli, circonvoluti e aggrovigliati, che trasportano lo sperma e una infiammazione può alterare il tessuto epididimario provocando una ostruzione (a volte reversibile a volte no). Si comprende quindi come una epididimite bilaterale, particolarmente marcata, possa causare un quadro di alterata fertilita’ maschile, là dove non guarisca con una accettabile “restitutio ad integrum”. In questi casi di alterata fertilita’ maschile si parla quindi di epididimite cronica oppure di esiti di epididimite e l’esame obiettivo del paziente rivela spesso delle code epididimarie ingrossate e indurite.
Spesso si tratta di infezioni batteriche, con i germi che giungono dall’uretra prostatica o semplicemente dall’uretra. Possono essere germi trasmessi sessualmente (es. Clamydia, Gonococcco, Ureaplasa e Mycoplasma), oppure germi semplicemente responsabili di infezioni urinarie più comuni (es. E. Coli, Enterococco, Proteus, etc….). Non c’è una evidenza sicura fra sterilità e infezioni da Candida.
Nei casi in cui si sospetta una malattia sessualmente trasmessa, in genere si usano Tetracicline e Macrolidi (in genere si tratta di un paziente giovane con una storia recente di contatto sessuale, magari con partner non ben conosciuta). Negli altri casi Cefalosporine e Chinolonici (anche se questi ultimi, secondo le Linee guida più moderne, devono essere usati meno disinvoltamente) e in genere si tratta di un paziente in età più avanzata, con storia di ingrossamento prostatico, di infezioni urinarie o di procedure urologiche invasive (es. cateterizzazione).
Le Orchiti vere e proprie (senza interessamento degli epididimi) sono più rare e sono in genere di origine virale. La più importante e nota è quella dovuta alla parotite, anche se in deciso calo da molti anni, per merito della vaccinazione. Nei casi di Orchite si può avere, come esito, un danno tissutale con ipotrofia/atrofia. In questi casi la spermatogenesi viene compromessa e si possono avere delle vere e proprie Azoospermie secretive, anche se spesso vi sono solo quadri variabili di dispermia. In genere gli ormoni ipofisari / FSH e LH tendono ad aumentare. Diciamo però che non in tutti i casi di orchite si ha compromissione della fertilita’.
Si tratta di una condizione molto frequente e moltissimi uomini soffrono in qualche modo di questa patologia, nel corso della loro vita. Si distingue una prostatite acuta batterica (febbre e disuria con urgenza e dolore) e una prostatite cronica batterica. In questo caso il quadro clinico può consistere in episodi sub-acuti di riacutizzazione; oppure in una sintomatologia sfumata, ma con leucociti alti nello spermiogramma e con spermioculture positive (o riscontro di germi in quantità significativa nel secreto prostatico).
Vi è poi una prostatite abatterica, che tende a cronicizzare (con sintomi i più svariati, da scarsi a invalidanti, in cui è comunque sempre presente un certo grado di dolore), quest’ultima divisa fra forme infiammatorie e non infiammatorie (a seconda della presenza di leucociti alti nel liquido seminale).
Vi è poi la cosiddetta prostatite asintomatica, nella quale si trovano lesioni infiammatorie (per esempio infiltrati di linfociti) all’esame istologico, eseguito per altri motivi, in genere nella diagnostica del tumore prostatico. Tutte le forme di prostatite cronica (per lo meno quelle in cui vi è infiammazione) sono connesse ad una compromissione della fertilita’ maschile. Parlando di prostata, diversa è l’ipertrofia prostatica benigna (IPB), tipica dell’uomo anziano, anche se si ritiene che la prostatite (cronica) possa aumentarne l’incidenza.
Comunque sono soprattutto le prostatiti croniche batteriche a potenzialmente alterare la fertilita’ maschile. I germi interessati sono quelli delle comuni infezioni urinarie: E. Coli, Enterococco, Proteus, Klebsiella.
Più raramente i germi implicati nelle malattie sessualmente trasmesse: Clamydia, Ureaplasma, Mycoplasma. Molto incerto il rapporto fra Candida e sterilità, o per lo meno, non vi sono sicuri riscontri bibliografici. In un certo numero di casi, la prostatite cronica (batterica, ci sono meno evidenze per quella abatterica, a meno di forme infiammatorie importanti) può ostacolare il concepimento. Vi può essere infatti una astenospermia (Astenozoospermia) o una vera e propria oligoastenoteratospermia, con conseguenti problemi al concepimento.
Per spiegare questo fenomeno sono stati chiamati in causa un aumento della temperatura locale e l’aumentata produzione di fattori ossidanti, prodotti dal tessuto danneggiato e dai leucociti che entrano nel processo infiammatorio. Ricordo a questo proposito che la ghiandola prostatica produce gran parte del liquido seminale, fornendolo di fruttosio, acido citrico e di enzimi vari (PSA, PAP), importanti per il buon trofismo degli spermatozoi.
La diagnosi si basa in primis sulla raccolta dei sintomi, tenendo presente i sintomi urinari, il dolore e la qualità della vita. Ci sono degli appositi questionari per la raccolta dei sintomi. Gli esami batteriologici consistenti nell’esame del secreto prostatico o nella spermiocultura, rappresentano il punto centrale nella diagnosi della prostatite cronica. In caso di positività, l’Antibiogramma ci indicherà l’antibiotico o gli antibiotici adatti. Altro esame che può avere un senso (oltre alla esplorazione rettale) è l’Ecografia prostatica trans-rettale, che può rivelarci la presenza di calcoli o anche il grado di infiammazione (sotto forma di aree intensamente iperecogene).
La terapia si basa sull’uso di antibiotici, scegliendo in base alla spermiocultura. Questo vale per la prostatite cronica batterica, mentre per la prostatite acuta la terapia antibiotica è spesso empirica, basata sugli antibiotici di maggior spettro, per quanto riguarda le vie urinarie. Per la scelta della terapia, rimando alle Linee Guida europee o anche italiane: diciamo che la decisione di fare una terapia antibiotica dipende, oltre che dagli esami batteriologici, anche dal quadro clinico e dagli obiettivi che ci proponiamo. Nel caso di questa trattazione, l’obiettivo di una terapia antibiotica è quello di curare l’infezione, ma anche di cercare di migliorare i parametri spermatici. Questo è opportuno ricordarlo perché vi sono casi prostatite cronica batterica, in cui i sintomi sono scarsi e in cui, se l’obiettivo non è quello di migliorare la quantità e la qualità dello sperma, ci si deve chiedere se è opportuno sottoporre il paziente a pesanti trattamenti antibiotici.
Comunque gli antibiotici di maggior impiego sono rappresentati dai Chinolonici (sui quali c’è però un tentativo di calmierarne l’uso da parte delle Associazioni Scientifiche Urologiche, dati i possibili effetti collaterali e la tendenza ad indurre resistenze batteriche), dalle Cefalosporine soprattutto di II° e di III° generazione ed eventualmente (ma in genere non come prima scelta) dagli Aminoglicosidi. E poi comunque si terrà conto dell’Antibiogramma, ovviamente. In casi particolari viene proposto l’impiego di Macrolidi e di Tetracicline.
Ricordo anche che nel trattamento delle prostatiti croniche, che sono infezioni che comunque ostacolano il concepimento, sono utili anche degli antinfiammatori (tipo FANS oppure anti-infiammatori naturali, meno tossici, per es quelli a base di curcumina, escina, bromelina, etc…) e dei prodotti che ostacolano l’insediarsi dei germi nelle vie urinarie e quindi anche a livello prostatico, come il D-Mannosio, l’Uva Ursina, il Cranberry, oltre all’uso di altri integratori specificatamente adatti per il miglioramento della spermiogenesi e per l’aumento della produzione di sperma (e di cui parleremo in seguito).
In genere, la prostatite cronica è raramente associata ad una grave dispermia e che, il trattamento ben fatto dell’infezione prostatica può portare al miglioramento della qualità dello sperma, con aumento anche del liquido seminale.
La oligo-asteno-teratospermia maschile idiopatica è definita come una alterazione della spermatogenesi di eziologia sconosciuta. Può essere naturalmente di varia entità ed essere prevalentemente una asteno-terato, oppure una vera oligo-asteno-teratospermia. Essa è probabilmente la causa più comune di infertilità maschile, interessando circa il 30% dei maschi infertili. Infatti sembra esservi oggigiorno una progressiva compromissione della capacità fecondante maschile, di oscura origine e sulla quale si sono fatte molte ipotesi.
Alla base della oligo-asteno-teratospermia idiopatica, si sono ipotizzati disordini del DNA e quindi dei geni (metilazione, per esempio). Vi sarebbero molti geni coinvolti nel processo di spermatogenesi e quindi un danno di alcuni di essi potrebbe essere alla base di questo tipo di oligo-asteno-teratospermia. È opportuno ricordare che, comunque, alla base di questa disfunzione, manca una visione univoca.
È in ogni caso assodato che la capacità fecondante dello sperma comincia a declinare dopo i 30 anni, sia nel senso di una ridotta concentrazione di spermatozoi (per ml), sia nel senso di una emissione di poco liquido seminale. Responsabile di ciò potrebbe anche essere una ridotta concentrazione nel liquido seminale di fruttosio, di oligoelementi come lo zinco e di altre proteine enzimatiche (es. PSA e PAP), con conseguente ridotto trofismo degli spermatozoi.
In altri casi la oligo-asteno-teratospermia idiopatica potrebbe essere causata da infezioni di tipo sub-acuto o cronico (ad es. da Clamydia o da Adenovirus) anche paucisintomatiche. Ecco quindi la base che giustifica l’uso di vari principi naturali (Integratori), che possano aumentare la produzione di sperma e migliorare la concentrazione dello stesso.
Nei casi di oligo-asteno-teratospermia idiopatica vi può essere una lieve riduzione di gonadotropine ipofisarie, con ridotta produzione di Testosterone e spermatogenesi compromessa. In questi casi è stato riscontrato un certo aumento di estrogeni circolanti (per aumento dell’attività dell’enzima Aromatasi), che inibirebbe centralmente la produzione di gonadotropine.
Un altro fattore che può contribuire a determinare una oligo-asteno-teratospermia idiopatica è costituito dall’inquinamento atmosferico, per certi versi sempre più frequente, attraverso l’aumento di radicali liberi dell’ossigeno (fattori ossidanti).
Queste molecole ossidanti possono danneggiare irreversibilmente le delicate strutture degli spermatozoi, soprattutto delle forme più immature. Da qui l’impiego di antiossidanti fra i prodotti naturali che vengono impiegati nel tentativo di trattare le alterazioni della fertilità maschile, cercando di aumentare la quantità e la qualità dello sperma prodotto. Va detto però che una certa produzione di fattori ossidanti è normale nel metabolismo cellulare e costituisce una delle cause principali dell’invecchiamento. Ecco quindi che l’impiego di antiossidanti fra gli integratori di più comune uso trova la sua logica, anche al difuori del trattamento dell’alterata fertilità maschile (per esempio nell’anziano).
La terapia consiste nell’uso di svariati principi naturali, i quali si ritiene che possano agire sia migliorando la vitalità, il numero e la forma degli spermatozoi, sia aumentando il liquido seminale naturalmente.
Questi principi attivi devono essere somministrati per almeno 3 mesi e i cicli possono essere ripetuti. Fra queste sostanza e rimedi naturali, ricordiamo la Carnitina e i suoi derivati, che agiscono soprattutto come antiossidanti; il Coenzima Q10, anch’esso un forte antiossidante; la Maca peruviana, di cui molto si parla negli ultimi tempi che agisce migliorando il trofismo degli spermatozoi e anche aumentando la quantità di sperma. Questo argomento verrà approfondito in un apposito paragrafo.
Con Infertilità maschile su base endocrina si fa riferimento ai casi di infertilità da alterazioni dei dosaggi ormonali maschili. Non raramente nell’infertilità maschile si riscontrano alterazioni degli esami ormonali (fino al 25% dei casi). Normalmente il testicolo produce testosterone in seguito a stimolazione con l’ormone LH da parte dell’ipofisi e produce cellule spermatiche (spermatozoi), sotto stimolazione di un altro ormone ipofisario (FSH). A sua volta l’ipofisi produce LH e FSH, in seguito a stimolazione, da parte dell’ipotalamo, attraverso la produzione di particolari sostanze, chiamate GnRH (gonadotropin releasing hormone). LH e FSH si chiamano anche gonadotropine ipofisarie. Quindi la funzione testicolare è regolata da un asse Ipotalamo-Ipofisi-Testicoli.
Col termine di ipogonadismo si indica una ridotta funzione testicolare, che può interessare la linea ormonale (produzione di testosterone), o la linea germinativa (produzione di spermatozoi) o entrambe. Va detto comunque che, anche la sola alterazione di LH può influire negativamente sulla spermatogenesi.
Si distinguono:
Vi è poi il cosiddetto “late-onset hypogonadism” che è una forma di ipogonadismo dovuto all’invecchiamento con deficit di testosterone e anche ridotta spermatogenesi. Interessa l’anziano e si accompagna ad un quadro da ridotta testosteronemia (impotenza, depressione, ipotrofia muscolare, problemi cardiaci, problemi urinari), in cui gli aspetti riproduttivi passano, come è ovvio, in secondo piano.
Deve essere chiaro in ogni modo, che il testosterone è essenziale, oltre che per un normale sviluppo dei caratteri sessuali (nella pubertà) e per una normale funzione erettile, anche per i suoi effetti positivi sulla spermatogenesi. Ecco quindi l’utilità di eseguire i dosaggi ormonali in tutti i casi di infertilità maschile.
Per quanto riguarda i dosaggi ormonali nell’uomo in questi casi, è consigliato il dosaggio di: testosterone libero e totale, LH, FSH, estradiolo e prolattina, per lo meno nei casi di alterata fertilita’ maschile ben documentata e accertata. Soprattutto nei casi non chiari, circa la patogenesi dell’infertilità maschile, i dosaggi ormonali nell’uomo possono rivelare dei quadri sub-clinici di carenza ormonale, che posso dare spiegazione alla ridotta spermatogenesi.
Altre malattie endocrine che possono alterare la spermatogenesi e cui accenneremo solo brevemente sono la iperprolattinemia, nel diabete soprattutto se mal compensato e se associato a obesità, nelle malattie tiroidee, negli iperestrogenismi.
Il cardine della terapia medica della oligo-asteno-teratospermia è costituito dall’uso di antiossidanti.
In particolari casi, si possono impiegare anche terapie ormonali (testosterone, gonadotropine, etc…) motivo per cui i dosaggi ormonali nell’uomo fanno parte del “work up” dello studio della fertilita’ maschile.
Particolare importanza riveste l’impiego di sostanze antiossidanti, in quanto uno dai fattori principali alla base della ridotta fertilità maschile è riconosciuto essere l’eccesso di sostanze ossidanti (specie reattive dell’ossigeno – ROS).
Cerchiamo di spiegare in breve cosa sono le specie reattive dell’ossigeno: immaginiamo la stessa molecola dell’ossigeno O2, nella quale i 2 atomi, invece di essere legati fra loro in una doppia valenza (O2 molecola stabile), abbiano ciascuno un elettrone libero (spaiato), tipo °O-O°.
Quindi questa molecola avrà 2 elettroni liberi che andranno “in cerca” di un elettrone ciascuno per “completarsi”, rubandoli alla varie molecole tissutali che incontrano (acidi nucleici, proteine di membrana, lipidi di membrana, etc…) e danneggiandole.
Orbene sembra ormai dimostrato che una eccessiva produzione di specie reattive dell’ossigeno favorisca l’infertilità maschile, danneggiando gli spermatozoi. Le cellule dell’organismo hanno una loro capacità di difendersi dalle specie reattive dell’ossigeno, che vengono trasformate in composti stabili, che non sono più tossici (scavenger).
Sembra acclarato che una dieta ricca di anti-ossidanti come Vitamina C, Zinco, Selenio, Carotene, Licopene (per fare degli esempi) abbia un ruolo importante per la normale funzione riproduttiva.
Parlando di Dieta ricordiamo l’effetto benefico di cereali, cavoli, broccoli, aglio e cipolle, nonché pomodori e carote. Apporto migliorativo sulla fertilità sarebbe riconosciuto al Ginseng, prodotto asiatico, noto per incrementare la fertilità maschile e la virilità. Ricordo anche il tè verde, il cacao, il cioccolato e il vino (soprattutto rosso), tutti ricchi di catechine (flavonoidi con forte azione anti-ossidante) e di Resveratrolo.
Oltre alle sostanze ingeribili con i normali alimenti, vi sono poi dei veri e propri integratori da prendere in aggiunta ad una dieta normale ed equilibrata. Ecco quindi che molti integratori vengono usati per le loro proprietà antiossidanti (ma non solo) nel tentativo di aumentare il liquido seminale naturalmente e di migliorarne la qualità e avere un effetto sulla fertilità maschile.
Ricordiamo alcuni di questi principi naturali, usati per la fertilità maschile (oltre a quelli cui si è accennato sopra): il Coenzima Q, indispensabile per il corretto funzionamento delle cellule, soprattutto a livello mitocondriale (organelli endocellulari che fungono da centrale energetica) per la sua potente azione antiossidante e di protezione delle membrane cellulari.
La Maca peruviana (lepidium meyenii) merita una citazione particolare per la sua efficacia apparente: si tratta di una pianta originaria delle montagne andine del Perù, contiene vari alcaloidi e vari aminoacidi (fra cui l’arginina), ha un’azione energizzante e stimolante la libido e sembra contribuire al normale bilanciamento del quadro ormonale. Vi sono dei lavori che dimostrano che il trattamento con un estratto di Maca per 4 mesi aumenta il volume dello sperma, il numero degli spermatozoi e la loro mobilità (sembrano essere soprattutto gli alcaloidi e l’arginina in essa contenuti a svolgere questo ruolo).
Ricordiamo la Carnitina, derivato aminoacidico, prodotta dall’organismo (a partire dai 2 aminoacidi Lisina e Metionina), che agisce regolando il metabolismo delle cellule e favorendo lo smaltimento degli acidi grassi. Entra nel metabolismo di tutte le cellule, soprattutto delle cellule muscolari e cardiache. Diciamo che favorisce e ottimizza la resa energetica delle cellule. Infatti viene usata, per esempio, per potenziare l’esercizio muscolare. In questo senso può supportare la Spermiogenesi, cioè la produzione e la qualità degli spermatozoi. Tutti questi integratori, oltre ad aumentare la qualità del liquido spermatico, aumentano anche la quantità del liquido seminale naturalmente.
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